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Nei primi 9 mesi dell’anno gli investimenti sono aumentati del 26%. Per un totale raccolto di ben 57 milioni di euro, nonostante la crisi dovuta alla pandemia. Ecco cosa sta succedendo. E quali sono le piattaforme che consentono di investire sui progetti più interessanti
Il boom dell’Equity crowdfunding. Ecco come investire (online) sui progetti hi-tech
È uno dei settori, nell’ambito fintech, che sta crescendo maggiormente. L’equity crowdfunding, cioè la raccolta di capitali attraverso apposite piattaforme online, in Italia sta raggiungendo cifre sempre più significative. Perché consente a startup e imprese innovative di auto-finanziarsi in modo alternativo e, talvolta, anche più veloce rispetto al tradizionale canale bancario.
Stando ai dati diffusi dall’annuale rapporto del Politecnico di Milano, infatti, al 30 giugno scorso risultavano operativi in Italia 42 portali: 7 in più dell’anno precedente. Per una raccolta cumulata finora pari 159 milioni di euro, contro gli 82 di circa un anno fa. Dai momenti del suo esordio ufficiale in Italia, si sono contate complessivamente 595 campagne di raccolta fondi, 193 delle quali solo negli ultimi 12 mesi (contro le 170 dell'anno precedente), organizzate da 547 imprese.
Ma la cosa forse più sorprendente è il tasso di successo di queste raccolte di finanziamenti sul web. Il 75%, infatti, ha avuto esito positivo (considerando la media aggregata).
Anche l’attuale situazione di crisi economica dovuta alla pandemia da Covid-19 non ha intaccato l’andamento positivo del settore. Anzi, nei primi 9 mesi dell’anno si è registrata una crescita del 26% degli investimenti in equity crowdfunding, per un totale raccolto di ben 57 milioni di euro. L’accelerazione delle campagne è avvenuta soprattutto nel primo semestre dell’anno, proprio durante il periodo del lockdown. I numeri, infatti, confermano che, solo durante la chiusura forzata, sono stati raccolti circa 39 milioni di euro.
Come funziona
L’equity crowdfunding, in pratica, prevede la possibilità di investire una somma di denaro in una impresa in cambio di quote societarie (equity, appunto) attraverso siti internet (che devono essere autorizzati dalla Consob) che svolgono il ruolo di intermediari. Significa, quindi, che chi partecipa a una campagna e decide di investire in una startup, sta di fatto acquistando una quota di quella specifica azienda, diventandone a tutti gli effetti socio. Questo vuol dire che, in quanto socio, l’investitore potrà ricevere dividendi dai futuri ricavi generati e un ritorno sull'investimento nel caso di vendita delle quote. A patto, però, che sia trascorso il periodo previsto per legge, attualmente indicato in 5 anni, durante il quale le startup innovative non possono distribuire dividendi (ma tale limite non è esteso alle PMI innovative).
Le piattaforme
Tra le principali piattaforme specializzate nella gestione dell’equity crowdfunding vi è Mamacrowd, che ha raccolto capitali (al 30 giugno 2020) per 34 milioni di euro, 12 in più rispetto a giugno 2019. Sviluppata da SiamoSoci, gestore della piattaforma, è il principale portale di equity crowdfunding italiano per capitale. La società è stata fondata nel 2011, con l’obiettivo principale di far incontrare investitori ed aziende non quotate. E da quel momento ha permesso di finanziare 105 progetti raccogliendo 13.195 adesioni e coinvolgendo 75.085 investitori. Ottenendo un tasso di successo delle campagne che, fanno sapere dalla società, si attesta intorno al 90%.
Durante il periodo di lockdown, poi, Mamacrowd ha conosciuto un vero boom. Grazie anche all’iniziativa avviata a supporto delle piccole aziende italiane e volta al rilancio dell’imprenditoria nel post-emergenza. I mesi di chiusura, non a caso, sono stati quelli in cui il flusso di investimenti e la raccolta di capitali sul mercato sono cresciuti. Tra le campagne attivate in questo periodo, per esempio, ha ottenuto particolare risalto quella di Yakkyofy, la startup che attraverso il metodo del dropshipping ha trasformato il mondo dell’e-commerce. In pochissimo tempo, grazie alla piattaforma, ha raccolto capitali per oltre 487 mila euro. Divenendo, di fatto, uno dei casi di successo più eclatanti nel corso della pandemia.
Ma aldilà della contingenza del periodo, l’equity crowdfunding sta portando a round che spesso diventano milionari. Per esempio, nel 2019, StartupItalia ha registrato una raccolta record di 2,8 milioni. Oltre 2.261 investitori hanno contribuito, facendo diventare la campagna una delle più partecipate, finora, nel panorama italiano.
La seconda piattaforma di equity per raccolta è Crowdfundme, con quasi 29 milioni di euro al 30 giugno 2020, cioè il doppio dell’anno precedente, e con il maggior numero di campagne pubblicate negli ultimi 12 mesi che le hanno permesso di raccogliere 13,78 milioni di euro.
Dalla data del rapporto a oggi la cifra è ulteriormente cresciuta, arrivando a superare i 34 milioni di euro, per un totale di 13.380 investimenti effettuati e 94 progetti di successo finanziati. Nata nel 2013, e formalmente operativa dal 2014, la piattaforma è stata tra le prime a quotarsi in Borsa. Non solo: è una dei pochi portali che consente di scambiare quote senza passare dal notaio o dal commercialista, tramite il regime alternativo di intestazione quote. Il servizio è disponibile grazie all’accordo con Directa SIM.
Tra le principali novità relative a questa piattaforma vi è il lancio del primo minibond. La normativa che regola le piattaforme di equity, infatti, ha introdotto l’opportunità di cominciare a collocare anche minibond a investitori professionali in una sezione dedicata. Così, dopo il via libera della Consob, da inizio settembre 2020 Crowdfundme ha aperto le candidature per finanziare le piccole e medie imprese italiane attraverso questi strumenti. L’iniziativa è rivolta a imprese che presentano un fatturato minimo di 5 milioni di euro all'anno, un debito non superiore a 3 volte l'Ebitda, e un Ebitda positivo da almeno due anni.
Tra le altre piattaforme attive in Italia vi è Backtowork24 che solo nell’ultimo anno ha raccolto la cifra record di 13,55 milioni di euro (ed è seconda solo a Crowdfundme) grazie alla campagna monstre di Fin-novia che ne ha accumulati, da sola, 7,6. La raccolta, che è stata sostenuta anche da Intesa Sanpaolo Private Banking, si è conclusa lo scorso marzo e aveva come obiettivo massimo 7,95 milioni di euro, limite oltre il quale scatta l’obbligo di prospetto informativo. L’obiettivo mimino era pari a 1 milione di euro, in poco tempo ampiamente superato. Mentre gli investimenti partivano da un minimo di 25.000 euro.
Backtowork24, partecipata anche dal Gruppo Intesa Sanpaolo, è nata a Milano nel 2012 e permette ad investitori privati, qualificati ed istituzionali di investire online nel capitale di rischio di PMI e startup. E possono utilizzare il servizio tutte le società di capitali ad esclusione delle Srls. Per farlo è necessario lanciare la propria candidatura online attraverso il portale, prima di essere contattati da un analista che verificherà la possibilità di avviare effettivamente la campagna di crowdfunding.
200crowd, invece, è la piattaforma italiana di riferimento in particolare per l’ecosistema fintech. Il portale, con sede a Brescia e fondato nel 2014 da Matteo Masserdotti e Carlo Saccone, ha infatti ospitato nel corso degli anni campagne di successo che hanno portato alla nascita di nuove società fintech oggi già operative. Tra queste, per esempio, quelle di SplittyPay, GrowishPay e Soisy. Mentre è storia recente l’iniziativa di Sixth Continent, specializzata nel social commerce, che ha superato quota 1.900.000 euro di raccolta coinvolgendo oltre 900 investitori.
Non solo. Su 200crowd sono stati finanziati anche alcuni prodotti high-tech. Come Laila, l’Intelligenza Artificiale che automatizza la comunicazione in azienda, KeelCrab, il drone di per la pulizia di scafi di imbarcazioni e Alfonsino, un chatbot dedicato al food delivery.
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